
Il gusto delle scalate sta per me nel fatto che il corpo prende il sopravvento sulla testa, governa lui. La roccia è il campo in cui la testa smette di dare ordini, di essere padrona e signora. Le parti del corpo impongono il loro regime assembleare, tutte le parti, dalle dita dei piedi fino ai muscoli del collo.
L’arrampicata è il regime democratico del corpo, la sua presa di potere. La testa registra, ricorda, archivia, ma segue, viene dietro il corpo. Qualche volta la testa si ribella e manda al corpo segnali di paura, ma basta che il corpo si fermi un momento ad ascoltarsi vivere, respirare, e il messaggio viene rispedito indietro. Insomma sulla roccia il corpo dimostra che magnifica macchina sia e quanto sconosciuta.
Irrinunciabile è la bellezza di un luogo di scalata e poi della via. Questo precede per me il grado di difficoltà. Mi piace tentare cose dure per me ma prima di tutto viene l’entusiasmo per l’ambiente, l’intesa con l’atmosfera e i compagni di scalata.
E’ bello scoprire che ci sono margini impensati di miglioramento anche tardi, è bello inoltrarsi in questa magnifica macchina del corpo, che ci è stata fornita dal massacrante lavoro delle innumerevoli generazioni. Io sento di stare nelle ossa di un prototipo messo a punto da un’officina di millenni. Più m’inoltro e più si rivelano funzioni nuove, comprese quella di poter essere più efficiente adesso di quando avevo vent’anni. Sono un esploratore delle mie quattr’ossa.
(Erri De Luca)
Non conoscevo questo testo ed è bellissimo! Mi ha fatto venir voglia di correre in falesia, è qualche mese che non scalo ma quella sensazione di quando sei solo tu e la roccia non si dimentica 🙂
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Hai ragione, pur praticando varie attività sportive, è proprio vero che l’arrampicata libera restituisce sensazioni dall’intensità unica, forse proprio perché, come dice Erri, la roccia è il campo in cui la testa smette di dare ordini, e si deve per forza di cose ascoltarsi vivere, respirare…
Buona arrampicata a te 😉
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